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Ma per armi e Difesa non esiste crisi

Famiglia Cristiana 51/2014MA PER ARMI E DIFESA NON ESISTE CRISI

di Lorenzo Montanaro
Quello che esce dalla porta rientra dalla finestra. I tagli alla Difesa, annunciati negli ultimi mesi dal Governo Renzi, a quanto pare non ci sono. Guardando le tabelle della Legge di stabilità per il 2015, risulterebbe una riduzione di 535 milioni di euro (-2,64%) sul totale di 19.776 milioni. Ma la realtà è ben diversa, obietta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana Disarmo. Lo studioso, analizzati i numeri, conclude: non ci sarà «nessun grande taglio, ma solo una leggera flessione. Il totale della spesa resta al di sopra di quanto stanziato nel 2012». Come si spiega la discrepanza tra annunci e dati? Per il fatto che molti investimenti per armi e programmi bellici vanno cercati nei bilanci di altri dicasteri, ad esempio lo Sviluppo economico. Ecco perché i numeri “ufficiali” si rivelano molto parziali. Da tempo le associazioni disarmiste denunciano la scarsa trasparenza dei dati forniti dai Governi. Per esempio, sul programma dei caccia F-35, «mancano del tutto le tabelle», cioè non è possibile sapere con esattezza quanto si spenderà. Per il 2015, secondo i calcoli di Vignarca, le spese militari effettive del nostro Paese ammonteranno a 23.496 milioni di euro, (e non i 19.776 milioni dichiarati). Il taglio vero, quindi, è di un trascurabile 0,6%. Ma Vignarca insiste soprattutto sui fondi “nascosti”. Un esempio? Il fondo per le “missioni internazionali di pace” (definizione che fa discutere) viene incrementato per il 2015 con 850 milioni, in aggiunta ai 49,9 avanzati quest’anno. E soprattutto la voce “Partecipazione al Patto Atlantico e ai programmi europei aeronautici, navali, aerospaziali e di elettronica” (del ministero dello Sviluppo economico). Valore totale 2.819 milioni di euro, con un incremento di oltre 200 milioni rispetto al 2013. I fondi dedicati all’investimento, cioè a nuovi sistemi d’arma, sale così a 5.528 milioni. Alla faccia dei tagli.