home Parole e notizie Lega e M5S non sono d’accordo nemmeno sulle armi

Lega e M5S non sono d’accordo nemmeno sulle armi

Mia intervista per Radio Città Fujiko, di Alessandro Canella

La ministra della Difesa Trenta si interroga sull’export italiano di bombe all’Arabia Saudita, utilizzate nei massacri in Yemen, e ipotizza uno stop alle forniture, che spetterebbe però al Ministero degli Esteri. Una posizione che Rete Italiana Disarmo giudica positiva, anche se non ancora seguita da fatti. Per contro, il decreto 104, da poco entrato in vigore, raddoppia il numero di armi sportive detenute dai cittadini italiani.

La difformità di vedute nel governo è un tema già ampiamente sottolineato dalla stampa, che si è concentrata soprattutto su questioni economiche e infrastrutturali. Dalla nazionalizzazione delle autostrade alle differenti priorità per misure come reddito di cittadinanza e flat tax, le posizioni di Lega e M5S sembrano divergere, talora in modo significativo.
Oggi si aggiunge un ulteriore elemento a ciò che differenzia le due forze politiche e che rende ancor più schizofrenico il governo: il tema delle armi.

Va detto che la divergenza si è manifestata in due settori diversi, ma sempre attinenti alle armi: da un lato l’export italiano di bombe a Paesi in guerra, pratica vietata dalla legge 185 del 1990, dall’altro un allargamento del possesso di armi sportive da parte dei cittadini, contenuto nel decreto 104 appena entrato in vigore, che suona come un prologo alla riforma della legittima difesa.

Sul primo tema, da tempo battaglia della Rete Italiana Disarmo, ieri è intervenuta la ministra della Difesa Elisabetta Trenta(M5S) che, di fronte all’ennesima notizia di morti civili in Yemen in bombardamenti con armi occidentali da parte dell’Arabia Saudita, si è interrogata sulla responsabilità dell’Italia.
Ecco cos’ha scritto su Facebook la ministra:

“Come abbiamo già avuto modo di dire e come ha rilevato la stessa ministra – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce della Rete Italiana Disarmo – la responsabilità sull’export di armamenti non è del Ministero della Difesa, ma di quello degli Affari Esteri, quindi ora del ministro Moavero Milanesi”.
In ogni caso, secondo i disarmisti, le dichiarazioni di Trenta sono un primo passo positivo, anche se per il momento non seguito da fatti concreti, come lo stop agli armamenti.

Su quest’ultimo tema, sempre ieri, è stata Amnesty International per mezzo del suo portavoce Riccardo Nouryad incalzare il governo. La ministra Trenta, infatti, evoca verifiche di cui, in realtà, non c’è bisogno perché ci sono già numerosi documenti e relazioni che testimoniano l’utilizzo di armi occidentali, e italiane in particolare, nei massacri sauditi in Yemen.
Ecco cos’ha scritto il portavoce di Amnesty International:

La Rete Disarmo, però, vuole vedere il bicchiere mezzo pieno e registra un cambio di atteggiamento, per lo meno nella componente pentastellata, rispetto ai governi precedenti.
Complessivamente, a livello di fatturazione, l’export di armamenti frutta all’Italia 3 miliardi di euro l’anno. “Una cifra importante, ma non fondamentale per l’economia dell’Italia – secondo Vignarca – Quindi si potrebbero davvero prendere delle decisioni di natura etica, ma anche politica. Se continueremo ad esportare bombe che fomenteranno conflitti, poi non possiamo non aspettarci che da quei conflitti non derivino anche flussi migratori“.

La posizione espressa da Trenta, però, a qualcuno è suonata anche come un tentativo di bilanciamento del protagonismo leghista in vari campi, anche sulle armi.
Lo scorso 14 settembre, infatti, è entrato in vigoreil decreto 104/2018, con il quale il governo italiano ha recepito la direttiva europea 477, che puntava a un riordino e alla tracciabilità del possesso di armi da parte dei privati cittadini.
Il decreto ha fatto molto discutere poiché l’Italia ha utilizzato tutta la discrezionalità possibile rispetto alla direttiva europea,raddoppiando da 6 a 12 il numero di armi sportive che il cittadino può avere in casa propria.

Il decreto è sembrato preparare il terreno alla riforma della legittima difesa, già passata al Senato attraverso l’approvazione del ddl 1899proposto dai leghisti.
L’Anm, Magistratura Democratica e i docenti di diritto e procedura penale hanno fortemente contestato. A molti la riforma sembra una sorta di “legalizzazione dell’omicidio”.
“Sicuramente – conclude Vignarca – le polemiche sul recepimento della direttiva sono state uno stimolo per la ministra Trenta e a cascata per altri importanti esponenti del M5S a voler precisare la posizione sull’export di armi”.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: