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F-35 sospesi dal Parlamento: “Ma l’Italia firma contratti”

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Disattese due mozioni: la denuncia di Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, a Novara a presentare il suo ultimo libro

Sei F-35 già acquistati dall’Italia, tre nel lotto 6 e tre nel lotto 7, e i primi ordini relativi ad altri quattro del lotto 8 e tre o quattro del lotto 9 (compreso il primo a decollo corto), per un totale di tredici-quattordici velivoli. Con ben dieci contratti diversi, per oltre 871 milioni di dollari, firmati tra luglio e ottobre 2013, in violazione delle mozioni approvate all’inizio dell’estate dai due rami del Parlamento che imponevano di «non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione» per sette mesi, in attesa delle conclusioni di un’indagine conoscitiva.

Sono alcuni degli elementi rivelati dal giornalista Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, a Novara a presentare il suo ultimo libro «F-35 L’aereo più pazzo del mondo». Arrivava da Roma, dove in mattinata aveva illustrato alla stampa il secondo rapporto annuale «Caccia F-35 – La verità oltre l’opacità», realizzato nell’ambito della campagna «Taglia le ali alle armi». Per ascoltarlo la sala della Barriera Albertina era gremita, con gente in piedi.

Vignarca ha precisato di aver richiesto per iscritto i dati relativi ai contratti firmati alla Direzione armamenti aeronautici del ministero della Difesa: «Dopo mesi mi hanno risposto che non potevano fornirmeli perché sono segreti e coinvolgono paesi stranieri. Mi è bastato andare negli Stati Uniti per avere con facilità gli stessi dati. Non è tollerabile che lo Stato non sia trasparente quando parliamo di 3,4 miliardi di euro già spesi per questo progetto».

Il giornalista ha accennato ai tanti problemi che sta registrando lo sviluppo del nuovo sistema d’arma, bersagliato di critiche anche dal Pentagono: «A preoccupare non sono i ritardi nel software, le crepe, il casco o il gancio. È tutto il programma a essere fuori controllo».

Ma quando costa un supercaccia? «Per i tre del lotto 6 abbiamo già speso 126,5 milioni di euro l’uno, per i tre del lotto 7, in fase meno avanzata, 96,5 milioni. La nostra stima del costo medio finale è di 135 milioni per la versione a decollo convenzionale».

Quella a decollo corto, destinata alle portaerei, costa di più. Per comprarne 90 dovremo sborsare circa 14 miliardi, più altri 52 per il mantenimento nella loro vita operativa.

Nei prossimi tre anni (2014-16), se sarà confermato il cronoprogramma previsto, l’Italia spenderà 1950 milioni, 650 all’anno. Con la stessa cifra si possono assumere 26 mila ricercatori, oppure mettere in sicurezza 650 scuole, o ancora acquistare 106 treni pendolari, o costruire 1950 asili creando 17.500 posti di lavoro. E si potrebbe continuare: «Le armi uccidono non solo quando sparano ma anche togliendo risorse a sanità, scuola, lavoro».

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