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«Basta investire nelle armi, adesso si pensi ai diritti umani»

Europe for Peace. L’appello di Francesco Vignarca della Rete Pace Disarmo: «Le risorse spese negli eserciti vengono sottratte allo sviluppo sociale»

Articolo di Maria Grazia Gispi per La Provincia di Como

«Solo il multilateralismo può portare una vera democrazia globale, a partire dalla volontà di pace della maggioranza delle comunità e dei popoli» così scrivono in una lettera aperta al segretario generale dell’Onu le oltre 400 organizzazioni della società facenti parte della coalizione “Europe for Peace” promossa, tra gli altri, da Rete Italiana Pace e Disarmo.

«Non cedere alla violenza»

«In questo momento la guerra in Ucraina e le altre guerre dimostrano la necessità di un governo del mondo. Per questo ci si richiama al multilateralismo e alla necessità di non cedere alla violenza né agli interessi parziali ma di agire negli interessi dei diritti umani spiega Francesco Vignarca di Rete Italiana Pace e Disarmo In questo senso è importantissima l’Agenda 2030 non solo perché reclama l’assenza di guerre, ma chiede il diritto alla vita e a pensare al futuro. È fondamentale che si consideri nel suo insieme lo sviluppo come non solo economico ma anche politico, istituzionale e quindi rivolto alla pace».

Una parte cruciale e trascurata degli obiettivi Onu è il disarmo: condizione necessaria e sufficiente perché non ci siano guerre, ma abbondantemente ignorata dai Governi. «Se si continua a investire in eserciti, queste risorse vengono sottratte allo sviluppo sociale sostenibile, oltre ad alimentare la guerra continua riconosciamo che Antonio Guterres ha pubblicato una agenda politica per il disarmo. Non ci riferiamo solo al disarmo convenzionale contro le armi nucleari, ma a una prospettiva che va oltre al qui ed ora».
È la visione ampia e proiettata in avanti di chi di pace si è sempre occupato, anche quando era un valore, qui ed ora, che almeno in Europa si dava per scontato, svegliandoci poi in guerra senza avere gli strumenti anche culturali e sociali per affrontarla, gestirla e capire cosa questa condizione comporta.
«In realtà l’Italia sta lavorando molto sul triplo nesso pace, cooperazione e sviluppo osserva Francesco Vignarca, editorialista sui temi del disarmo e della pace c’è la volontà di lavorare su questi temi. Purtroppo nel nostro Paese si sta facendo poco sugli aspetti del disarmo e non si sta impegnando sul disarmo nucleare. Anche la retorica del conflitto in Ucraina sta assecondando scelte di sostegno alla produzione e al commercio di armi che riteniamo sbagliate perché non puntano a obiettivi di pace e sviluppo».

Eppure le fabbriche di armi in Italia sono note, con una rilevantissima concentrazione nel bresciano, per la gran parte esportano i loro prodotti e sono a pieno titolo inserite nel sistema economico lombardo. Senza che questo susciti né scandalo né richieste di conversione.«Il vero mercato delle armi è dato dalle spese militari dei governi. Sono le commesse pubbliche che investono in armi e sostengono le imprese è la spiegazione di Vignarca il principale cambiamento da fare riguarda le scelte politiche governative che devono orientarsi verso altri investimenti. Serve una intelligenza collettiva e un modo più cooperativo di muoversi e prendere decisioni».

Intanto, secondo i dati del Sipri di Stoccolma la spesa complessiva della Nato è stata di circa 1.103 miliardi di dollari, pari al 56% della spesa militare globale. Tra i primi 15 paesi per spesa militare al mondo sei sono membri della Nato: Usa, Uk, Germania, Francia, Italia e Canada. Questo gruppo, da solo, raggiunge una cifra pari al 90% della coalizione Nato e al 50% della spesa globale.