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Disarmo nucleare: l’ora buona

Francesco Vignarca (Rete Italiana Pace e Disarmo) ha presentato a Brescia il suo libro “Disarmo nucleare. È l’ora di mettere al bando le armi nucleari prima che sia troppo tardi”.

Articolo di Sergio Arrigotti per “La Voce del Popolo”

 

Mai come oggi, il mondo è a vicino una catastrofe nucleare. Ecco perché bisogna smantellare gli arsenali. È questo il presupposto da cui parte il libro “Disarmo Nucleare” di Francesco Vignarca, pubblicato per Altreconomia e presentato a Brescia, martedì 26 settembre, nell’ambito degli Incontri d’Autunno, promossi da Missione Oggi. Con l’autore, hanno dialogato don Fabio Corazzina e Camilla Bianchi, assessora all’Ambiente del Comune e presidente del Coordinamento degli Enti Locali per la Pace di Brescia.

Storia. Il libro racconta la storia e le prospettive del disarmo nucleare, in particolare con la campagna “Italia, ripensaci”. Le recenti crisi internazionali hanno riportato sotto gli occhi di tutti i rischi dell’utilizzo di armi nucleari: un’escalation che potrebbe portare alla distruzione quasi completa dell’umanità. Vignarca, nel libro, ricostruisce l’evoluzione delle armi nucleari, con numeri aggiornati delle testate, i loro depositi in Europa, il pericolo della “teoria della deterrenza” e l’impatto devastante di una guerra nucleare.

Petizione. Nella sua introduzione, Mario Menin, direttore di “Missione Oggi”, ha ricordato come già nel primo dopoguerra si parlava di abolizione delle armi nucleari. Nell’estate del 1950, fece scalpore la firma di mons. Angelo Ficarra, vescovo di Patti, in appoggio alla petizione pacifista contro la proliferazione nucleare promossa dai Partigiani della Pace, guidati dal premio Nobel e comunista, Frédéric JoliotCurie. “L’appello era firmato anche da moltissimi intellettuali, tra cui Matisse, Neruda, Einstein, Vittorini, Guttuso. Quasimodo, Ginzburg,Levi. Per questa sua vicinanza con il Partito Comunista venne invitato dal Vaticano a dimettersi”.

Sistema. Da allora, sono state organizzate molte iniziative. Eppure, le armi nucleari ci sono ancora. I motivi, secondo Vignarca, sono chiari: “Le armi nucleari sono il top del sistema della guerra. Sono il vertice simbolico pratico e militare del sistema della guerra perché si basano su un semplice assunto: io ti posso distruggere, ti posso fare male, ti posso cancellare. L’arma nucleare è uno strumento mafioso – dichiara –. Sono nove le potenze nucleari al mondo, cinque ufficiali e quattro no. E se chi possiede armi nucleari si sente più sicuro, ecco che tutti le vogliono. L’Iran la vuole, la Nord Corea l’ha sviluppata e l’Arabia Saudita la vuole”. Dobbiamo smontare questa logica.

Difesa. La difesa è legittima e doverosa, ma questo non significa che si debba minacciare gli altri di distruzione. Vicino a Brescia c’è la base di Ghedi “dove i piloti si addestrano a sganciare bombe in grado di distruggere una città in pochi minuti – ha esemplificato Vignarca –. È difesa questa? No, è un tornare indietro con il pensiero umano che invece ha cercato di cancellare la legge del più forte sostituendola con la forza della legge. Oggi, siamo più sicuri nelle nostre città perché insieme abbiamo deciso di rinunciare alle armi”.

Ambiente. C’è poi un altro elemento: anche l’ambiente è da salvaguardare. “Le armi nucleari devastano, anche solo con i test, e in prospettiva lo devasterebbero ancora di più se utilizzate in guerra”.

Consapevolezza. Comunque, anche se le armi nucleari esistono ancora, non si può affermare che le campagne non siano servite a nulla. “Qualche risultato è stato ottenuto – racconta Vignarca –. Gli ordigni nucleari sono stati diminuiti: erano 70mila, oggi sono 12mila. Il problema non è risolto, ma è importante continuare a raccontare e a mettere al centro le persone, le vittime, che non sono solo i morti di Hiroshima e Nagasaki, ma anche tutti coloro che hanno subito gli effetti degli esperimenti nucleari. 2000 test dal 1945 in poi. Negli atolli del pacifico, in Algeria, in Kazakistan, nel continente americano”. La consapevolezza della necessità di abolirle si sta diffondendo. “I risultati migliori vengono dal basso. Anche il trattato di proibizione delle armi nucleari, che è il risultato migliore della campagna internazionale, per cui chiediamo al governo di partecipare alla seconda conferenza di New York, è un risultato ottenuto dagli stati piccoli e dalle organizzazioni della società civile”.

Costi. E poi il tema del costo del mantenimento delle armi nucleari: 82 miliardi di dollari all’anno, 78 miliardi di euro, mentre non si trovano le risorse per salvaguardare l’ambiente e avviare la transizione ecologica.