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Il forte prevarica il più debole «Un modello che va scardinato»

LA VOCE Il coordinatore delle Campagne della Rete pace e disarmo: «Purtroppo le scelte globali vanno ancora in direzione del conflitto»

Una mia intervista per l’inserto “Diogene” de “La Provincia di Como”a cura di Simone Dalla Francesca

 

In situazioni di incertezza e instabilità, la scelta più diffusa a livello globale è quella di investire nel riarmo. Una via che, però, non garantisce sicurezza ma, se possibile, contribuisce a incrementare le tensioni, a cui si risponde acquistando nuove armi, in una continua escalation che non porta a soluzioni. A spiegarlo è Francesco Vignarca, olgiatese, coordinatore delle Campagne della nuova Rete italiana pace e disarmo, che è intervenuto come relatore durante il convegno sulla cooperazione internazionale di sabato 10 febbraio.

«Ragionare sulla cooperazione, oggi, non può essere più solo una questione tecnica, basata sul supportare lo sviluppo, come si faceva negli anni ’90, in cui c’era un altro concetto di relazioni internazionali – spiega –. Non possiamo prescindere dal fatto che esiste un contrario della cooperazione, cioè il conflitto. Purtroppo, le scelte globali, vanno in questa seconda direzione. I pericoli e le disuguaglianze vengono affrontati aumentando le spese militari, che accrescono di riflesso la competizione e la disuguaglianza. Nel 2022, nel mondo, abbiamo toccato i 2.240 miliardi di dollari spesi in armamenti: è il doppio rispetto a 20 anni fa. È stato giustificato con la lotta al terrorismo, ma è evidente che non si sta andando nella direzione della pace». Un sistema malato, la cui punta dell’iceberg è rappresentato dalla minaccia delle armi nucleari. Un tema irrinunciabile sul quale Vignarca, nel 2023, ha pubblicato il libro “Disarmo nucleare”, edito da Altreconomia. «È l’esempio massimo di come la militarizzazione della politica porti a ingiustizia e disuguaglianza – prosegue –. Non è un caso che i cinque Paesi con diritto di veto nel Consiglio di sicurezza siano quelli che formalmente possono avere le armi nucleari. C’è una vera e propria legge del più forte che vede queste ultime come vertice. Lavorare al disarmo nucleare è urgente perché hanno un impatto che non si può gestire e c’è di mezzo la sopravvivenza dell’umanità. Ma è importante, altresì, scardinare questo sistema che vede nella prevaricazione del più forte sul più debole il modello di azione di oggi, opposto al modello di cooperazione che invece noi sosteniamo».

L’alternativa, secondo Vignarca, è proprio questa: mettersi attorno a un tavolo e creare una nuova Helsinki, dove nel 1975 andò in scena l’atto finale della conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa e si firmarono i famosi accordi sul tema. Non è Helsinki, al tavolo non ci sono gli Stati europei, ma a Como, in piccolo, questo passaggio è stato fatto proprio sabato, durante il convegno sulla cooperazione che ha affermato l’unità di intenti nel collaborare a una sensibilizzazione sul territorio. «Il primo passo è già la presa di coscienza – conclude Vignarca – Raccontare un quadro differente della situazione è il punto di partenza. L’esempio da seguire sarebbe quello di don Milani, che parlava di uscire insieme dai problemi che accomunano tutti. Purtroppo, però, non si può pensare, come nelle favole, che i leader cambino rotta da soli. La pressione deve arrivare dal basso, come è già successo nella storia dell’umanità per grandi cambiamenti come la conquista dei diritti, l’estensione del voto alle donne, l’abolizione della pena di morte. La via è la consapevolezza e il tavolo di Como, in questo senso, è certamente importante per costruirla».