Ritengo positivo che il quotidiano La Stampa in edicola il 15 luglio 2025, con un articolo di Flavia Amabile, abbia evidenziato la presenza di armi nucleari (non atomiche…) USA in Italia. Forse si poteva usare questa rara occasione per dare ulteriori elementi di prospettiva, sentendo chi certe cose le dice da tempo
Alcuni spunti, di seguito…
Armi nucleari non strategiche USA sono presenti in Europa già dagli anni ’50 con una presenza garantita da Trattati segreti (problema grave di trasparenza) precedenti al Trattato di Non Proliferazione (cosa che lo indebolisce). Il calo è stato drastico dagli anni ’90.
Oggi (negli ultimi anni) abbiamo una stima molto attendibile (le 35 B61-12 di cui si parla nell’articolo) grazie all’ottimo lavoro di Federation of American Scientists, Hans Kristensen e ovviamente la International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, ma per diverso tempo Pentagono e Governi europei hanno fatto credere di averle ritirate tutte. Solo ad inizio del secolo grazie al lavoro di FAS (su manuali di addestramento e poi immagini satellitari) e a documenti recuperati dall’allora Senatore Francesco Martone si è tornati a ipotizzare presenza di ordigni nell’ambito del cosiddetto “Nuclear Sharing”, pur continuando il “no comment” da parte dei Governi. La prova “definitiva” di presenza (quantomeno a Ghedi) di bombe classe B61 l’abbiamo pubblicata come Osservatorio Milex nel nostro Rapporto 2018 diffondendo una “foto ricordo” del 704 Squadrone MUNSS con un ordigno nucleare (e un Tornado), a proposito di “intelligence militare”…
Un elemento importante (non toccato nell’articolo della Stampa) è il fatto che i tanto “famigerati” (e contestati) aerei F-35 siano stati acquisiti (anche) dall’Italia proprio per la loro capacità nucleare (le B61-12 sono state sviluppate quasi appositamente per loro). Ciò quindi comporta per l’Italia costi certi ed enormi (economici, ma anche di impegno militare) per il mantenimento di questo pezzo di “capacità nucleare” USA: per gli aerei, per le basi (a Ghedi hangar rifatti), per addestramento… Costi e impegni del tutto opachi!
Ma ci sono anche dei costi e dei pericoli “politici” e di sicurezza: le basi italiane diventano obiettivi primari (tutte le simulazioni di guerra nucleare lo prevedono) e c’è la chiara complicità di basare un pezzo di sicurezza nazionale su armi di distruzione di massa. Di questo (e delle implicazioni che ha) non si parla mai: rimane quindi non affrontato un chiaro “gap democratico”, considerando inoltre che la maggior parte degli italiani vorrebbe liberarsi delle testate USA e vorrebbe percorsi concreti di disarmo nucleare.
Sarebbe il momento di affrontare seriamente questo tema parlando del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari TPNW in maniera profonda (è l’unico baluardo contro la minaccia esistenziale nucleare, insieme al New START in scadenza, visto che Trattato Non Proliferazione non funziona più), ma non si fa! Perché??
Gli elementi che ho appena riportato sommariamente si potevano affrontare anche nell’articolo della Stampa (comunque già meritorio per aver fornito informazioni che da altre parti non ci sono): da tre anni ormai si è tornato a parlare di armi nucleari, prima ignorate in quanto considerate problema “risolto”, perché nonostante questa attenzione derivante da minacciose notizie di cronaca si continua tutto sommato ad ignorare chi conosce il “Disarmo Nucleare”?
Questo articolo fa parte della categoria “thread”, cioè di quei testi sviluppati come messaggi concatenati per Twitter ed utilizzati poi sugli altri miei social media. Schede informative semplici, con rimandi utili e con l’obiettivo di portare informazioni immediate su temi di attualità e di interesse vario.