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Da cosa ci dobbiamo difendere

Le minacce oggi arrivano non da un ipotetico attacco ma da situazioni di crisi

Articolo pubblicato su “Sempre magazine” (numero 2_2020 Maggio-Giugno), rivista promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

La terribile epidemia di coronavirus che ha colpito l’Italia, fermando quasi interamente il nostro Paese e provocando numerose vittime, ha mostrato drammaticamente come un sistema sanitario e di welfare forte ed efficiente sia essenziale per proteggerci in maniera reale e completa. Le vere minacce a vita, salute e diritti di noi cittadini non vengono da fantomatiche ipotesi di attacco esterno, ma da situazioni di crisi (sanitaria, economica, sociale) che devono essere affrontate con i giusti strumenti, sicuramente non militari.
Abbiamo bisogno di un Paese (forse di un’Europa!) che sa riconoscere quali siano le sfide e le situazioni che mettono sotto pressione le debolezze e i disequilibri della società. Le organizzazioni della società civile hanno più volte sottolineato l’insensatezza di diminuire le spese sociali aumentando nel contempo quelle militari: negli ultimi anni la spesa sanitaria è scesa ben al di sotto del 7% rispetto al PIL, mentre i fondi per eserciti e armi sono passati dall’1,2% all’1,45% secondo i dati dell’Osservatorio Mil€x.

Diventa chiara, oggi, la necessità di un’inversione di tendenza, che sembra però non essere all’orizzonte: sono delle scorse settimane annunci di nuovi acquisti per sistemi d’arma (come i sottomarini U-212) o la continuazione senza ripensamenti di quelli precedenti (i cacciabombardieri F-35). Nel momento di massima emergenza, con moltissime attività economiche chiuse e conseguenti impatti negativi anche per i lavoratori, all’industria militare è stata concessa dal Governo piena autonomia sulle decisioni di continuazione della produzione, giustificata dalla volontà di “tutelare appieno” questo comparto.

Mentre invece avremmo di bisogno non solo di ri-orientare la spesa pubblica verso bisogni sociali, ma anche di ripensare lo stesso concetto di difesa allargandolo rispetto alla mera sfera e alle banali dinamiche (e idee) militari. È la direzione tracciata da tempo dalla Campagna “Un’altra difesa è possibile” per l’istituzione di un Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta, così come dalla campagna per “Ministero della Pace”.

«Ospedali e scuole, non cannoni» era la richiesta di Aldo Capitini alla prima Marcia italiana per la pace e la fratellanza tra i popoli. Dopo 60 anni ci accorgiamo che quello slogan non era un sogno utopistico generico ma una realistica necessità politica: oggi ci troviamo con ospedali insufficienti e scuole chiuse, mentre spendiamo troppo per le armi.