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L’Occidente non è la sola vittima del terrorismo

I recenti fatti di Parigi hanno di nuovo portato all’attenzione dell’opinione pubblica la questione dei confitti che, in diversi modi e su diversi territori, infiammano il globo. Probabilmente sarebbe stato meglio accorgersene prima, ma è chiaro che le coscienze si smuovono più facilmente quando qualcosa di drammatico ci colpisce più ‘da vicino’. Se vogliamo però iniziare un percorso che porti alla composizione di tutte queste fratture dobbiamo capire che la testa è più importante del cuore. Servono dati ed analisi da cui partire.

Due considerazioni mi paiono importanti. La prima riguarda il terrorismo e la sua diffusione. In questi giorni si sente dire che siamo ‘sotto attacco’, quasi evocando la fandonia dello ‘scontro di civiltà’ che già molti danni ha fatto. La realtà è ben diversa: secondo i recenti dati dell’Institute for economics and peace di Sidney l’80% delle vittime del terrorismo (in forte crescita) nel 2014 hanno perso la vita in Pakistan, Afghanistan, Irak, Siria e Nigeria. È in quei luoghi che si gioca davvero la partita di questa guerra globale: altro che guerra all’Occidente! Il rischio è invece che la nostra politica e la nostra opinione pubblica si fermi a scelte dettate solamente da autoreferenzialità.

Anche perché siamo noi (inteso come paesi UE e occidentali in genere, ma anche in particolare come Italia) responsabili degli invii di armamenti in quelle aree. In spregio a molte delle nostre leggi ma soprattutto a qualsiasi logica di vera soluzione dei problemi. La legge 185/90 che da venticinque anni dovrebbe regolare l’export militare è stata col tempo fortemente depotenziata e svuotata.

Con i dati diffusi oggi un parlamentare (e chi dalla società civile vuole trasparenza) non può più esercitare un reale controllo. Nell’ultimo quinquennio le autorizzazioni all’export di armi da guerra a paesi non Ue né Nato sono salite al 62,9% e tra i primi 20 destinatari ben 7 sono «democrazie incomplete» secondo la classifica del Democracy Index dell’Economist elaborata da OPAL Brescia in collegamento con i dati di esportazione italiani. Cinque sono regimi autoritari, due sono ibridi. In testa Algeria e Arabia Saudita, ma tra i nostri acquirenti troviamo anche Kuwait, Emirati Arabi, Nigeria, India, Pakistan. Ogni anno vendiamo armi per circa 3 miliardi di euro, e negli ultimi 25 anni il totale ha superato i 53 miliardi di euro.
È davvero questo il modo con cui vogliamo contribuire alla costruzione della pace nel mondo? 

 

articolo Arcireport