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Uno sguardo ampio su azioni per disarmo, Pace, guerra

Un articolo di aggiornamento di tutto quanto si sta conducendo, in questi ultimi mesi, in seno alla Rete Italiana per il Disarmo. Sul sito della Fondazione Culturale Responsabilità Etica.

Il sistema di Banca Etica segue e supporta, tramite la Fondazione Culturale Responsabilità Etica, il lavoro della Rete Italiana per il Disarmo fin dalla sua fondazione. Il coinvolgimento iniziale, focalizzato inizialmente sul tema bell’export armato italiano e della campagna “Banche armate”, si è poi allargato a tutte le attività della Rete. Il motivo? Se si vuole veramente fare una scelta di finanza etica non è sufficiente cercare di “evitare” coinvolgimenti in tal senso ma bisogna anche operare per un cambio sistemico di molte dinamiche, sia di spesa pubblica che di economia privata. Anche sul tema del disarmo e del controllo degli armamenti la scelta del Sistema di Banca Etica punta dunque ad una trasformazione virtuosa complessiva e non solo ad un lavoro “di nicchia”.
Per la Rete Italiana per il Disarmo questo tipo di contributo, che è connaturato al tipo di struttura costruito e alla volontà di tutte le aderenti, è fondamentale e arricchente poiché permette di tenere sempre lo sguardo “ampio” sulle questioni legate a disarmo, Pace, guerra… senza cadere nella trappola di un lavoro troppo settoriale e senza respiro.
Nell’ultimo anno la RID è riuscita quindi a portare avanti campagne ed azioni su diversi temi, aprendosi al confronto sia con le Istituzioni (locali e nazionali) che con l’opinione pubblica portando positivamente sul terreno di discussione e di analisi molti dei suoi temi “fondanti”.
E’ utile e positivo farne una carrellata, da mettere a disposizione dei soci e degli stakeholders di Banca Etica.
 

Export militare e Legge 185/90

Si tratta di uno degli ambiti di lavoro principali per la RID, al centro dell’azione nel 2015 soprattutto in virtù dei 25 anni della Legge 185/90 che regola l’export militare italiano. La Rete ha presentato un’analisi dei dati di questi cinque lustri, dimostrando purtroppo uno spostamento progressivo delle vendite di armi italiane verso Medio Oriente e paesi del Nord Africa. Cioè le aree più “calde” del mondo. Una dinamica che riteniamo non rispettosa dei principi della Legge (che vieta vendite a Paesi in conflitto, con violazioni dei diritti umani, con eccessiva spesa militare).
Il caso più evidente in questo senso è la vendita di bombe e materiale militare all’Arabia Saudita, che da marzo 2015 sta ufficialmente bombardando lo Yemen – a capo di una coalizione di Stati dell’area – e che possiede una grave e certificata situazione di violazione dei diritti umani. Per questo motivo la Rete Italiana per il Disarmo ha recentemente deciso di depositare Esposti alla Magistratura in diverse città italiane.
Per informazioni www.disarmo.org

Disarmo Nucleare

Noi crediamo che il mondo non potrà mai essere davvero sicuro se non si eliminerà la minaccia nucleare, pronta ad esplodere in qualsiasi momento e costosissima da mantenere (quindi con enorme drenaggio di risorse sottratte ad usi socialmente più vantaggiosi). L’azione di Rete Disarmo si è articolata insieme a quella delle campagne internazionali, tra cui ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) che ha stimolato una “Iniziativa Umanitaria” per la messa al bando delle armi nucleari sottoscritta da oltre 120 Paesi del mondo. Purtroppo tra tali Paesi non è compresa l’Italia.
Per informazioni www.disarmo.org/ican

Campagne su mine, cluster bombs e relativo “disinvestment”

Questa area di azione è condotta per conto della Rete dalla Campagna Italiana contro le Mine, che sta continuando l’opera del movimento che ha messo al bando le mine antipersona anche nel campo delle cosiddette “bombe a grappolo”. Si tratta di ordigni messi al bando a livello internazionale ma la cui produzione continua in alcuni Paesi, insieme purtroppo anche all’utilizzo in alcuni teatri di guerra (ad esempio la Siria).
Azione importante in questo senso è stata la richiesta di una legge sul “disinvestimento” finanziario, percorso a cui ha partecipato direttamente anche il sistema di Banca Etica
Per informazioni www.campagnamine.org

F-35 e spese militari

Negli ultimi anni una delle iniziative principali della Rete Italiana per il Disarmo è stata la campagna contro l’acquisto dei cacciabombardieri d’attacco (e con capacità nucleare!) F-35 da parte dell’Italia. Una campagna che ha avuto il grande merito di portare per la prima volta all’attenzione dell’opinione pubblica il tema delle spese militari e degli acquisti armati. Costringendo anche la politica a discutere in maniera ampia e inedita (per decenni tutte le decisioni in questo ambito sono state opache) sul senso (per noi mancante) di destinare così grandi risorse ad armi ed eserciti al posto di soddisfare necessità molto più importanti per i cittadini e le cittadine di questo Paese.
Si è arrivati ad una decisione parlamentare di compromesso che dovrebbe garantire un dimezzamento del budget per i caccia (ma non ci pare rispettata) e quindi il lavoro da fare è ancora molto, senza dimenticare che l’obiettivo è la spesa militare in senso ampio e non solo un singolo sistema d’arma.
Per informazioni www.disarmo.org/nof35

La proposta di una difesa civile non armata e nonviolenta

Rete Italiana per il Disarmo ha poi cercato in questi mesi (insieme a molte altre reti ed organismi del mondo della Pace, del Servizio Civile, della nonviolenza) di strutturare un’azione propositiva verso la costituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta. L’intenzione è dotare il nostro Paese di uno strumento innovativo ed efficace di intervento dei confitti (e soprattutto di prevenzione di quelli armati) che parta da un approccio non armato. Sta già iniziando una prima sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, ma ci sarebbe bisogno (anche per ottemperare finalmente a tutte le sentenze che, a partire dall’art. 52 della Costituzione, riconoscono come diritto la scelta non armata di Difesa della Patria) di un ambito istituzionale capace di lavorare quotidianamente in questa direzione.
La campagna “Un’altra difesa è possibile” ha deciso di percorrere il cammino di una Legge di Iniziativa Popolare riuscendo a raccogliere nel 2015 oltre 50.000 firme consegnate anche alla Presidente della Camera dei Deputati. Ora la nostra proposta è stata ripresa e rilanciata da sei deputati di altrettanti gruppi politici, e il prossimo passo consisterà nell’opportuna pressione affinché questa Proposta di Legge venga discussa ed approvata.