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Guerra in Ucraina, quale via di uscita?

Approfondimento sul conflitto in Ucraina e sulla nonviolenza come strumento di pace

A tre mesi dallo scoppio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la fine del conflitto sembra essere sempre più lontana.

Come Centro per la Pace di Bolzano, abbiamo voluto dare la parola alle organizzazioni pacifiste, che in un clima di interventismo e rinnovato fervore per le spese militari hanno continuato a proporre un progetto di pace nonviolento. Un progetto che va al di là dell’Ucraina, e che mira a realizzare la visione dei grandi padri della nonviolenza, che la vedevano come uno strumento da usare per risolvere i conflitti a tutti i livelli – dai conflitti tra persone ai conflitti tra gli stati.

Per questo, abbiamo realizzato un video, in cui abbiamo raccolto gli interventi di tre esperti sulle tematiche dei conflitti tra stati e dell’attivismo nonviolento.

Il primo intervento è di Fabrizio Maronta, della redazione del giornale di geopolitica italiano LIMES, che ci ha fornito un’analisi sulla guerra in Ucraina e sui tre piani sulla quale si svolge.

Infatti, oltre al piano più visibile, rappresentato dallo scontro tra l’esercito ucraino e quello russo, la guerra vede una contrapposizione diretta tra la Russia e le potenze allineate con gli Stati Uniti. Più sottile, invece, è l’ultimo aspetto della guerra, per cui il conflitto in Ucraina si inserisce nel quadro più generale del conflitto tra gli Stati Uniti e la nuova superpotenza, la Cina, alleata con la Russia in funzione antiamericana.

In seguito, Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento e coordinatore della campagna “Un’altra difesa è possibile!”, ha introdotto le difficoltà che si riscontrano nell’attivismo nonviolento nel contesto odierno, e di come si possa perseguire una terza strada, un’alternativa tra la resa e la guerra.

Infine, Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete Italiana per il Disarmo, porta un’analisi sulla dubbia utilità dell’aumento delle spese militari, che porta solo ad un’escalation delle guerre, e non ad una loro risoluzione.