home Parole e notizie Disarmo nucleare, ne parla Vignarca: «Bisogna fare scelte di coraggio»

Disarmo nucleare, ne parla Vignarca: «Bisogna fare scelte di coraggio»

«Disarmo nucleare. È ora di mettere al bando le armi nucleari, prima che sia troppo tardi»: un appello drammaticamente attuale quello del titolo del libro di Francesco Vignarca, edito lo scorso settembre da Altreconomia, che sarà presentato a Canzo lunedì 16 ottobre alle 21 nell’aula magna della primaria. Promosso dall’associazione Umanamente, l’incontro vedrà la presenza dell’autore, coordinatore nazionale della Rete italiana per la Pace e il Disarmo.

Originario di Eupilio, proprio nella parrocchia del suo paese ha dato inizio al suo impegno a favore della convivenza pacifica.

Oggi sono più di 12.500 le testate nucleari e gli arsenali vengono ampliati o modernizzati nei nove stati che li detengono: come si concilia tutto ciò con l’importante traguardo del Trattato di proibizione delle armi nucleari, entrato in vigore nel 2021 con l’adesione di sessanta Paesi?
«Gli stati “nucleari” mantengono questo privilegio a discapito di tutti gli altri paesi, che ne corrono i rischi. Dalla volontà di molte nazioni, anche piccole, è nata per la prima volta una normativa che bandisce queste armi: lavoriamo affinché tutti i paesi vi aderiscano».
 
E in merito al rischio nucleare oggi?«I rischi sono diversi dai tempi della Guerra Fredda: le testate sono molto meno, ma allora due blocchi contrapposti controllavano i loro arsenali e quelli dei loro alleati. Oggi il rischio potrebbe anche derivare da errori e problemi di comunicazione. Anche una guerra nucleare fra potenze minori provocherebbe impatti devastanti».
 
Cosa può dire riguardo i ruoli dell’Unione Europea e dei paesi asiatici?«L’Unione Europea ha scelto un profilo debole di fronte ai recenti conflitti, ma alcuni paesi potrebbero avere un influsso importante. Tra di essi l’Italia che – come Germania, Belgio, Paesi Bassi – ospita testate nucleari: queste nazioni insieme potrebbero iniziare un percorso virtuoso verso il disarmo. Sullo scenario asiatico e oceanico, oltre alle bombe di Hiroshima e Nagasaki, ha un peso l’esperienza dei rischi dei numerosi test atomici fatti in quei paesi».
 
Ma quali strumenti effettivi può avere il cittadino comune a favore del disarmo nucleare?«Il Trattato del 2017 è il risultato della pressione di tanti cittadini. Gli appelli possono nascere a livello territoriale, dalle città stesse che le armi nucleari cancellano. E’ la spinta di una politica estera non più degli stati ma delle comunità, quella che caldeggiava Giorgio La Pira. Altro fattore importante è la conoscenza, le informazioni sulla situazione e sulle soluzioni possibili, per sviluppare la consapevolezza e l’impegno di ciascuno».
 
Lei ha sottolineato più volte che lavorare per il disarmo significa trasformare la società, e per questo occorre riempirla di fiducia, aver cura delle persone, con il riferimento fondamentale a una «pace positiva» e a un «disarmo umanitario» che vanno oltre l’assenza di guerra…«Qualunque iniziativa che non miri a diritti fondamentali per tutti, alla salvaguardia della persona, non funziona. Non è più un discorso di strategie e rapporti fra le potenze: si deve partire dalla protezione dei singoli e delle comunità, con scelte di coraggio che partono dal basso e che ci auguriamo siano poi fatte dai politici».

Intervista per il “Giornale di Erba” del 14 ottobre 2023, a cura di Giuliana Panzeri