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Libia, la guerra dietro l’angolo

Libia IsisDopo la decapitazione di 20 egiziani copti, il presidente Al-Sisi ha bombardato le postazioni IS

Speciale Fujiko Focus On oggi alle 17.00 sulla situazione in Libia. Con i nostri ospiti Giuseppe Acconcia, giornalista de “Il Manifesto”, Francesco Vignarca, della Rete per il Disarmo, e Gabriele Del Grande, giornalista e regista di “Io sto con la sposa”, parleremo dell’escalation militare nel paese mediterraneo e delle possibili implicazioni internazionali.

Dopo la diffusione delle immagini della decapitazione dei prigionieri copti, catturati nei giorni scorsi dalle milizie della branca libica dello Stato Islamico, lo spettro di un nuovo intervento militare nel paese che fu di Gheddafi, si materializza sempre di più. Il presidente egiziano Al-Sisi, ha rotto gli indugi e questa notte ha bombardato le postazioni degli integralisti, che controllano ormai Derna e Sirte, facendo almeno 50 morti tra i miliziani jihadisti. Il titolare degli Esteri, Paolo Gentiloni, definito “ministro di un’Italia crociata” dalla radio dell’IS di Mosul, afferma che l’Italia è pronta a combattere. Gli fa eco il ministro della difesa Pinotti, che parla dell’invio di 5000 uomini nel paese. A quattro anni dalla caduta di Gheddafi, la Libia sembra ritrovarsi in una situazione peggiore della precedente.

Al-Sisi cercava il suo pretesto per attaccare la Libia e il pretesto è arrivato ieri” dice senza sconti il giornalista de “Il Manifesto”, Giuseppe Acconcia. “Questo attacco- continua- determinerà probabilmente un passo avanti nell’avanzata di Khalifa Haftar (il generale che controlla la Cirenaica e vuole prendere il potere in tutta la Libia come Al-Sisi in Egitto, ndr) verso Tripoli. Il rischio per Acconcia è che la Libia sia una nuova Somalia, distrutta dalle milizie. 

E’ molto complesso, per Acconcia, comprendere come Gheddafi sia stato strumentalizzato e poi fatto cadere. Basti pensare agli accordi stretti con Gheddafi da Berlusconi e ancora prima da Prodi. Acconcia critica profondamente il ruolo recitato dall’Italia al momento dell’attacco internazionale al regime del Rais. “Ora -dice Acconcia- il vaso di Pandora è stato scoperchiato.”

“La situazione in Libia -spiega Francesco Vignarca della Rete per il Disarmo– è fuori controllo da diversi mesi. Non bisogna fare l’errore di pensare che, soltanto perchè  il “marchio Isis” è diventato catalizzatore nei nostri media, la situazione nel paese sia cambiata.” Il problema per Vignarca è non creare ulteriore anarchia nel paese, e un intervento di guerra avrebbe proprio questo effetto.

“Non credo che le cose siano già state decise -dice ancora Vignarca, che valuta negativamente il segnale politico della chiusura dell’amabasciata italiana- ma sicuramente il fronte di quanti vogliono l’intervento si è ampliato.” Nell’attesa di comprendere come si evolverà la situazione, anche Vignarca, come Acconcia, critica il nuovo ruolo assunto da Al-Sisi e critica, ancora più fortemente, l’accordo per l’acquisto da parte del Cairo di 24 aerei caccia francesi Rafale che videro, proprio nell’intervento frances in LIbia del 2011, una sorta di passerella commerciale davanti agli stati maggiori di tutto il mondo.

“Se la casa del vicino brucia si aprono le porte”. Sta racchiuso in una semplice frase il pensiero di Gabriele Del Grande, giornalista di Fortresse Europe e regista di “Io sto con la sposa”, raggiunto per una riflessione sul tema dell’immigrazione connesso ad una possibile escalation bellica in Libia. Del Grande ricorda che la guerra in Libia c’è almeno dal 2011, anche se noi occidentali ce ne accorgiamo solo ora. Per il giornalista ora occorre aprire canali umanitari legali e non confondere il tema umanitario con quello securitario. “Non c’è un solo caso di terrorista giunto in Italia con barconi – osserva Del Grande – Il lavoro di sicurezza si fa con l’intelligence, non con strette sulle persone che scappano dalla guerra perché ne sono vittime”.

 

A questo link i file audio delle interviste