home Parole e notizie Missione in Niger: «approvarla a Camere sciolte grave errore sia formale che politico»

Missione in Niger: «approvarla a Camere sciolte grave errore sia formale che politico»

Mia intervista per Giornalettismo (a cura di Alice Bellincioni)

Il Consiglio dei Ministri ieri ha approvato la missione in Niger. La decisione è stata presa dopo la controfirma di Gentiloni al decreto presidenziale di scioglimento delle Camere. Un errore sia formale che politico, secondo il coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo, Francesco Vignarca: «È vero che il governo non è dimissionario, però qui stiamo parlando di entrare in uno scenario nuovo, quello del Sahel, con una decisione presa all’ultimo momento e con il Parlamento che è ormai un’anatra zoppa. Mi sembra una forzatura politica, una forzatura formale e una forzatura soprattutto rispetto alla legge quadro sulle missioni militari all’estero, entrata in vigore un anno fa».

MISSIONE IN NIGER APPROVATA A CAMERE SCIOLTE, L’OPINIONE DI FRANCESCO VIGNARCA

La norma – spiega a Giornalettismo Francesco Vignarca – avrebbe dovuto restituire al Parlamento un ruolo centrale nell’invio di contingenti militari all’estero, gestito negli ultimi 15 anni attraverso decreti legge con cui il governo finanziava in una volta sola tutte le missioni, convertiti in legge solo successivamente dalle Camere. «La legge quadro avrebbe dovuto cambiare le cose: il governo avrebbe dovuto presentare tutte le missioni e il Parlamento avrebbe dovuto dare un parere preventivo, entrando nel merito di ciascuna di esse». Ora quella norma (e le dichiarazioni fatte dalla maggioranza al momento della sua approvazione) suonano come una beffa: «Proprio nel primo anno di applicazione – osserva stupito l’esperto – succede che il decreto di finanziamento di nuove missioni come quella in Niger e il prolungamento delle vecchie arriva a Camere sciolte. A me questo sembra un grave vulnus, proprio dal punto di vista della capacità di controllo del Parlamento».

Facciamo notare a Francesco Vignarca che il Parlamento, se pur in regime di prorogatio, dovrà in ogni caso discutere e approvare il decreto legge sulla missione in Niger. Avranno minori poteri di modifica le Camere sciolte? «A prescindere dalla volontà di fare emendamenti, che già è scarsa, figuriamoci se lo faranno proprio nei giorni di fine legislatura, in cui tutti vogliono chiudere le votazioni e iniziare a fare campagna elettorale». E potrebbe anche essere – aggiunge l’esperto – che il prossimo governo non sia d’accordo con la missione in Niger, ma «si trovi costretto almeno per un anno a continuare a finanziarla».

COSA SI NASCONDE DIETRO LA MISSIONE IN NIGER

La fretta potrebbe essere stata determinata – secondo Francesco Vignarca – anche dalla necessità di far quadrare i conti della Difesa: «Le missioni all’estero – è scritto anche nel D.P.P. (Documento programmatico pluriennale della Difesa) – sempre più spesso servono da stampella per l’operatività dello strumento militare, nel senso che se non ci fossero, la Difesa non avrebbe abbastanza soldi per addestrare i soldati». Questo – ci spiega il coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo – non in conseguenza di tagli, ma perché il bilancio «si è sempre più spostato a vantaggio dell’industria militare, cioè verso l’investimento in nuove armi, e così ci sono sempre meno risorse per la gestione ordinaria».

MISSIONE IN NIGER, «FLUSSI MIGRATORI E TERRORISMO NON SI FERMANO CON 500 SOLDATI»

La missione in Niger, in realtà, ha delle motivazioni ufficiali: Palazzo Chigi ha chiarito che gli obiettivi sono la stabilizzazione dei confini, il contrasto al terrorismo e soprattutto il controllo dei flussi migratori in un Paese che è uno dei crocevia fondamentali per le persone dirette in Europa. «Secondo me sono solo motivazioni di facciata, perché si tratta di obiettivi oggi accettati dall’opinione pubblica», ribatte Francesco Vignarca. «Chi non è d’accordo con il contrasto al terrorismo? Chi non è d’accordo con la gestione dei flussi migratori? Non credo però che mandare 400/500 soldati in Niger serva a controllarli, innanzitutto perché da lì ne passano solo una parte e poi perché la storia recente ha dimostrato che semplicemente se si chiude una rotta, se ne apre un’altra. Se c’è una pressione migratoria data da motivazioni radicali, non c’è niente che la potrà fermare, è come cercare di arginare l’acqua che esonda con due muretti: troverà sempre una strada. Il problema delle migrazioni si risolverà andando alla radice dei problemi, che sono la miseria, le guerre e tutto quello che ne consegue, non cercando di controllare i flussi da una base all’interno del Sahel».

Un’opinione, quella di Francesco Vignarca, in tutto simile a quella espressa da Nigrizia, la rivista italiana mensile dei missionari comboniani dedicata all’Africa, che anticipando l’editoriale del numero di gennaio, ha fortemente criticato la missione in Niger approvata ieri dal Consiglio dei Ministri:

Perché continuare a illuderci che il terrorismo si può sconfiggere con l’uso della forza? Non ci insegna nulla la lezione dell’Afghanistan? (…) Il terrorismo trova nella povertà e nella emarginazione il terreno fertile per espandersi. Per sconfiggerlo sono necessari sviluppo e redistribuzione della ricchezza, partecipazione democratica. Non le armi.