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Robot killer, la Conferenza dell’Onu decide di non agire

Ginevra. Non si è raggiunto un accordo per una normativa sull’autonomia nei sistemi d’arma. Una minoranza di Stati, tra cui gli Usa e la Russia che già investono pesantemente nello sviluppo di armi autonome, ha utilizzato la «regola del consenso» che vige in seno alla Ccw per tenere in ostaggio la maggioranza della comunità internazionale e bloccare qualsiasi progresso.

Articolo per il manifesto

Una macchina non dovrebbe mai essere autorizzata a prendere decisioni sulla vita e sulla morte di essere umani, che non dovrebbero essere sottoposte a un algoritmo. Eppure oggi sono in pieno sviluppo sistemi d’arma in grado di selezionare obiettivi di attacco senza un significativo controllo umano, nonostante i pericoli di questo scenario siano stati abbondantemente segnalati da esperti e dalla società civile internazionale raccolta nella Campagna Stop Killer Robots (di cui fa parte anche Rete Italiana Pace e Disarmo).

LA QUESTIONE dell’autonomia nei sistemi d’arma presenta seri interrogativi per tutta l’umanità. Riusciremo a prevenire un futuro in cui le persone siano uccise dalle macchine?
Impediremo una corsa agli armamenti, proteggendoci dalle minacce alla pace e alla sicurezza che deriverebbero da un’ulteriore automatizzazione dell’uso della violenza?

Non siamo lontani da uno scenario del genere: a meno che non vengano messi dei vincoli, le armi letali autonome saranno operative entro pochi anni e i sistemi semi-autonomi già attivi dimostrano la tendenza a integrare l’Intelligenza Artificiale nella strumentazione bellica. Una prospettiva tremenda che purtroppo non verrà fermata, almeno a breve, da norme internazionali di messa al bando o regolamentazione.

ERA QUESTA LA SPERANZA di molti alla vigilia della Sesta Conferenza di Riesame della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali (Ccw), che ha giurisdizione in materia di sviluppo di nuovi sistemi d’arma. Speranza disattesa in quanto una minoranza di Stati, tra cui gli Usa e Russia che già investono pesantemente nello sviluppo di armi autonome, ha utilizzato la «regola del consenso» che vige in seno alla Ccw per tenere in ostaggio la maggioranza della comunità internazionale e bloccare qualsiasi progresso verso una risposta legale internazionale all’autonomia nei sistemi d’arma.

DOPO 8 ANNI di discussioni e nonostante l’evidenza di una nuova leadership politica globale su questo tema (il ministro degli Esteri austriaco Schallenberg e il ministro neozelandese per il disarmo Twyford hanno chiesto l’elaborazione di una legge internazionale, i nuovi accordi di governo in Norvegia e Germania promettono di agire su questo tema e 68 Stati hanno già chiesto uno strumento legale) la Conferenza di Revisione Ccw, che si è chiusa venerdì a Ginevra, ha deciso di non agire.

Il compromesso votato prevede di continuare le discussioni sulle armi autonome nel 2022 per 10 giorni complessivi, con un mandato ambiguo e debole: «Considerare proposte ed elaborare, per consenso, possibili misure, anche prendendo in considerazione l’esempio dei protocolli esistenti». Fumosa formula diplomatica che significa solo mancanza di volontà di azione, per favorire Stati e industrie che hanno già investito politicamente ed economicamente sullo sviluppo di questi sistemi.

Non a caso la Campagna Stop Killer Robots ha commentato duramente che «questo mandato è drasticamente al di sotto della risposta di cui abbiamo bisogno: rappresenta solo una strada verso il nulla» oltre ad essere «una vergognosa risposta al lavoro diplomatico che in questi anni ha cercato di fare progressi. Un fallimento del multilateralismo come risposta ai pericoli chiari e presenti posti dall’autonomia nei sistemi d’arma».

L’ITALIA, CHE DURANTE il dibattito si è detta pronta a sostenere un mandato per uno strumento sulle tecnologie per le armi autonome, ha sottoscritto una dichiarazione con altri Paesi sottolineando la propria frustrazione per il fallimento della Ccw. Una Dichiarazione sottoscritta tra gli altri da Belgio, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Svizzera ha sottolineato come sia «abbondantemente chiaro che i risultati fino a oggi non sono sufficienti per affrontare l’urgenza di questo problema. Al ritmo attuale il progresso degli sviluppi tecnologici rischia di superare le nostre decisioni».

Altri Paesi (tra cui Costa Rica, Argentina, Palestina, Nigeria) hanno invece reiterato la richiesta di un mandato esplicito per l’elaborazione di una norma legale di messa al bando dei killer robots. Medesima prospettiva della Campagna internazionale, che ha esplicitato la necessità di un percorso normativo innovativo e specifico sui killer robots: «Piuttosto che abbassare le nostre aspirazioni, abbiamo bisogno di iniziare un processo che possa rispondere alle sfide etiche, legali e umanitarie che abbiamo davanti. Nel 2022 lavoreremo per lo sviluppo di uno strumento giuridico sull’autonomia nei sistemi d’arma avendo dalla nostra parte la maggioranza dell’opinione pubblica, esperti e ricercatori di intelligenza artificiale e tecnologia, leader religiosi di tutto il mondo e il segretario generale delle Nazioni Unite».

Il sogno è quello di riuscire, come per le mine anti-persona e le munizioni cluster, a ottenere un trattato internazionale negoziato al di fuori delle sabbie mobili degli inconcludenti forum multilaterali.