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L’atomica come deterrenza? Un falso mito

L’ipotesi, nata durante la Guerra Fredda, ha “funzionato” perché permetteva di leggere le relazioni internazionali in un rassicurante quadro schematico e semplificatorio. Mio editoriale per Avvenire.

L’ottantesimo anniversario dei bombardamenti atomici sul Giappone, oltre che un momento di suffragio e ricordo delle centinaia di migliaia di vittime del primo utilizzo nella storia di un’arma di distruzione di massa, sarà anche occasione per riflettere sulla “logica” della deterrenza, che ha dominato il quadro politico nei decenni dell’era nucleare. Nella situazione di crisi attuale è infatti ancora più chiaro come la mutua distruzione assicurata dagli arsenali nucleari sia prospettiva fallace e rischiosa, purtroppo rilanciata pericolosamente da politici e analisti pur essendo oggetto di crescenti e forti critiche.

La deterrenza è una mera ipotesi, partorita durante la Guerra Fredda a giustificazione di un sistema bipolare “bloccato”, non “falsificabile” empiricamente. Ma ha funzionato come “teoria” perché permetteva di leggere le relazioni internazionali in un rassicurante quadro schematico e semplificatorio. Più che per suo merito, il Mondo si è salvato grazie a semplice fortuna (decine sono i casi confermati in cui si è fiorata la guerra nucleare) e a una sensata gestione delle maggiori crisi da parte dei leader politici. Di certo dopo Hiroshima e Nagasaki le armi nucleari non sono più state utilizzate, ma è sbagliato trarre da un “non accadimento” casuale (diverso da causale) una prova definitiva. Anche perché oggi gli Stati che possiedono armi nucleari sono sempre più coinvolti in guerre convenzionali: l’India e il Pakistan che si attaccano reciprocamente; la Russia che (pur invadendo l’Ucraina evocando la minaccia nucleare) subisce una risposta militare sul proprio territorio.

E ancora, Israele che pur da Stato altamente militarizzato e con a disposizione l’opzione atomica ha subito attacchi terroristici non riuscendo a garantire alcuna sicurezza (ma peggiorandola con le criminali scelte su Gaza); le ambizioni nucleari dell’Iran, che non hanno salvaguardato Teheran dall’essere bombardata. È chiaro: la presenza di un arsenale nucleare non impedisce l’inizio o l’intensificarsi di una guerra di natura convenzionale. Secondo i “profeti” della deterrenza nucleare queste dinamiche non dovrebbero verificarsi, eppure sono accadute e accadono, perché queste armi non hanno assolutamente nulla di “magico” (chi lo suggerisce alimenta solo una pericolosa proliferazione) ma non fanno altro che peggiorare la situazione. La “teoria” della deterrenza, mai dimostrata nella pratica, vacilla pericolosamente proprio quando viene messa alla prova di fatti.

La rottura di questi “tabù” politici e strategici si accompagna anche alla comparsa di nuove tecnologie (intelligenza artificiale, disinformazione e sistemi autonomi) che rendono più indeterminati i tempi di risposta nucleari. L’interpretazione del comportamento del nemico e le decisioni preventive o conseguenti sono comprese in tempistiche incalzanti, aumentando la possibilità di un’escalation nucleare non decisa consapevolmente ma derivante da errori o episodi incontrollabili. La minaccia esistenziale per l’Umanità non è più ipotetica, ma insita nella logica stessa della deterrenza. Il Mondo è più che mai sull’orlo della catastrofe proprio quando avremmo più bisogno di disarmo solido, trasparenza nelle relazioni internazionali, diplomazia e coraggio politico. Gli accordi sul controllo degli armamenti si stanno dissolvendo, mentre la spesa per la modernizzazione nucleare aumenta vertiginosamente, ampliando il divario tra retorica e realtà.

La deterrenza nucleare può essere evocata come chimera nei circoli politici e di potere, ma con l’intensificarsi della guerra convenzionale tra gli Stati nucleari e la compressione dei meccanismi decisionali in caso di crisi questa dottrina perde inesorabilmente ogni effetto deterrente e finisce invece per favorire errori di valutazione e spirali di escalation. È giunto il momento di smascherare la deterrenza non come saggezza strategica ma come falso mito. La deterrenza non è pace. È un azzardo. Giustifica il rischio perpetuo e incentiva la proliferazione. La logica della “sicurezza attraverso il terrore” non regge. Peggio ancora, la logica della deterrenza invita ad attacchi preventivi e rende più difficile la diplomazia premiando coloro che minacciano distruzioni di massa con maggiore potere sullo scacchiere globale. Questa non è stabilità: è puro e semplice ricatto nucleare. La convinzione che alcuni Paesi possano essere considerati “affidabili” in materia di armi nucleari e altri no è ingiusta e insostenibile: un doppio standard che alimenta risentimento, corsa agli armamenti e instabilità. Finché alcuni Stati si aggrapperanno alle armi nucleari, altri cercheranno di procurarsele. Più a lungo persiste questo sistema, più diventa inevitabile che queste armi vengano utilizzate intenzionalmente o per errore. Con conseguenze umanitarie catastrofiche per tutti noi. Non abbiamo bisogno di più deterrenza: abbiamo bisogno di più disarmo.