home Parole e notizie La povera Italia non rinfodera la spada

La povera Italia non rinfodera la spada

Riporto qui integralmente una mia breve intervista uscita sull’ultimo numero del 2013 di Famiglia Cristiana (e riportata anche nel sito web della rivista). Il tema sono le (previste) spese militari italiane per il 2014, già analizzate su Altreconomia a partire dalle bozze di Legge di Stabilità e Bilancio che il Governo aveva trasmesso al Parlamento.

Non una bella prospettiva di “buon 2014″…

***
LA POVERA ITALIA NON RINFODERA LA SPADA: F-35, BLINDATI E NAVI
La Rete per il disarmo denuncia la scarsa chiarezza delle voci della Legge di stabilità relative alle spese militari: dovrebbero aggirarsisui 23,6 miliardi

13355_a34599A una prima, sommaria lettura sembra che diminuiscano. Ma non c’è da gioire. Perché i numeri ingannano. L’Italia continua a investire molto in spese militari. Le stime per il 2014 parlano di almeno 23,6 miliardi di euro, una cifra molto simile a quella del 2013 e superiore di quasi 700 milioni rispetto a quella del 2012. Formalmente, una minima riduzione nel bilancio della Difesa c’è: 400 milioni in meno rispetto all’anno che sta scivolando via (-1,7%). Ma il taglio in realtà viene ampiamente compensato dall’aumento di altre voci di spesa. Tutto questo mentre dalla sanità alla scuola, dalla cultura alle politiche sociali, la coperta diventa sempre più corta.

È la denuncia di Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo, in uno studio che esamina le bozze di Legge di stabilità e di bilancio per il 2014. «Il primo dato che colpisce è la poca trasparenza», sottolinea Vignarca. Per trovare traccia dei soldi investiti nel comparto militare non basta guardare il bilancio del ministero della Difesa. Si devono analizzare diverse voci, compresi i fondi del ministero dello Sviluppo economico e quelli stanziati per le missioni militari all’estero. Molti dati sono lacunosi. In parte può essere comprensibile, trattandosi di cifre previsionali, ma «ulteriori e utili specificazioni sarebbero state possibili fin da oggi», precisa Vignarca.

Un esempio tra tanti: al momento non è dato sapere quanto spenderemo nel 2014 per gli F-35,  i cacciabombardieri d’attacco della Lockheed Martin che hanno fatto indignare l’opinione pubblica. Gli esperti ipotizzano una cifra intorno ai 500 milioni, ma sono stime basate sul passato. Quello che è stato chiesto al Parlamento è un voto a scatola chiusa su un bilancio «che non dice dove i soldi vengano messi e che tipo di armamenti si acquisteranno (o di cui si proseguirà l’acquisto)», dice Vignarca.

Tra i tanti capitoli esaminati dalla Rete disarmo ci sono i fondi del ministero dello Sviluppo economico. La cifra supera i 2,6 miliardi (il 14% in più rispetto allo scorso anno). Si va dal programma pluriennale del caccia Eurofighter (la cui ipotesi di spesa è aumentata nel 2013 di 3 miliardi) alla realizzazione del veicolo blindato medio 8×8 Freccia per l’Esercito, fino alla costruzione, insieme alla Francia, delle fregate multimissione Fremm, che costeranno complessivamente oltre 2 miliardi di euro (785 milioni solo nel 2014). Un emendamento presentato da Sel alla Commissione bilancio della Camera prevedeva di destinare questi soldi a interventi di utilità sociale. Ma la proposta è stata bocciata.