home Parole e notizie F-35 prodotti in Italia? “Per noi vantaggi sopravvalutati”

F-35 prodotti in Italia? “Per noi vantaggi sopravvalutati”

Mia intervista per il Fatto Quotidiano: “Solo assemblaggio, l’affare è loro”

“Cameri è considerato spesso un sito di produzione degli F-35, ma in realtà c’è l’assemblaggio. La parte di produzione è marginale e i vantaggi industriali per l’Italia sono sopravvalutati”: Francesco Vignarca è coordinatore delle Campagne nella Rete Italiana Pace e Disarmo e insieme a Fondazione Finanza Etica, negli anni, ha portato avanti iniziative di cosiddetto azionariato critico: hanno, ad esempio, comprato azioni di Leonardo e partecipano alle assemblee per avere trasparenza sulle informazioni.

Qual è il ruolo dell’Italiain questa produzione?
Prende le briciole. Lockheed ha bisogno di un appoggio in Europa per assemblare gli aerei, ma la produzione massiccia resta in America. Noi siamo entrati nel programma perché dovevamo acquistare 131 F-35, sono stati spesi 900 milioni di euro per lo stabilimento e si parlava di un ritorno occupazionale per 10 mila operai. Poi gli F-35 da acquistare sono diventati 90 e i posti di lavoro 6.500, indotto incluso. Alla fine i posti sono diventati 3.600 di cui 2.100 effettivi. Dal 2016 al 2020 Cameri non ha mai avuto un organico superiore a 1.031 dipendenti, incluse le somministrazioni: 675 nel 2016, 698 nel 2017, 956 nel 2018, 1031 nel 2019 e 996 nel 2020. Meno del 40% dell’ultima proiezione, il 10% della proiezione iniziale.

Ora cambierà qualcosa?
È difficile pensare che con l’aumento delle commesse aumenti la capacità produttiva. Si allungherà solo la durata di vita della fabbrica. Tra 2019 e 2020 sono stati prodotti, di componenti alari, tra 37 e 41 pezzi e 10 velivoli totali. Assemblare più aerei richiederà più anni e metà dei posti promessi.

C’è un risvolto strategico?
L’acquisto dei 90 aerei italiani. Basta. La narrazione dei vantaggi industriali è inconsistente. Il fatturato nel 2020 è stato poco più di 300 milioni, nel 2019 un po’ più alto ma grazie alla componentistica.

È stata dunque una scelta di alleanza con gli Usa?
Sì e sarebbe stato meglio se fosse stata presentata così. Basti pensare ai racconti degli ultimi anni: per gli Eurofighters hanno parlato di coproduzione europea, sugli F-35 di integrazione Nato (anche se ci sono Paesi Nato come Francia e Spagna che non li usano) e ora abbiamo 2 miliardi nella realizzazione dei Tempest in virtù delle collaborazioni di Leonardo. Le scelte insomma hanno motivazioni politiche, nulla a che fare con l’operabilità e l’industria.

A cosa servono gli F-35?

A garantire la capacità nucleare della Nato. Gli attuali Tornado stanno andando a fine vita e devono essere sostituiti: gli F-35 sono compatibili con le nuove bombe B61-12 che arriveranno in Ue nei prossimi mesi.