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“Armi esenti da IVA in UE?”, alcuni chiarimenti

Visto che molti (mi) stanno segnalando questa notizia su “Armi esenti dall’IVA” forse serve qualche chiarimento, perché portata della questione molto meno “problematica” e impattante di quello che sembra.

Si tratta del recepimento di una Direttiva del 2019 che si applica solo a particolari situazioni di beni/servizi quando delle FFAA di un Paese UE hanno attività congiunte (inquadrate in “sforzo di difesa”) in un altro Paese UE. Più che l’aspetto dell’IVA è “rilevante” la neutralizzazione delle accise che fa in modo che no ci siano penalizzazioni (o trattamenti discordanti) per dei mezzi/effettivi che agiscono fuori dal proprio usuale rifornimento.

Difficile da valutare volume in senso assoluto, ma mi pare di poter dire che riguarderà più accise che beni/assetti armati. Quindi risultano anche poco coinvolte le industrie militari, cui queste esenzioni non dovrebbero applicarsi. Tanto per chiarire (e la temporalità della Direttiva lo rende evidente) NON SI TRATTA della proposta – più recente rispetto a quella decisione – di Ursula von der Leyen che sarebbe volta a neutralizzare IVA/VAT per vendite di armamenti intra-comunitarie (cosa di ben altra rilevanza anche in cifre).

Mi pare dunque che tutto sia stato messo sotto la lente di ingrandimento visto il contesto del conflitto in Ucraina: in altra fase sarebbe passato senza creare troppa attenzione nei parlamentari (spesso distratti, spesso poco competenti su questi temi, lasciatemi dire…). Tanto è vero che sono rimaste sempre inascoltate le nostre segnalazioni e considerazioni negative su partite molto più rilevanti come quelle delle decisioni che hanno portato al Fondo Europeo per la Difesa (EDF – European Defence Fund) e la cosiddetta Peace Facility, il nuovo strumento legislativo ed operativo grazie al quale è stato possibile in poche settimane definire l’invio di armi all’Ucraina per oltre un miliardo di euro. Cosa comporteranno tali decisioni (che per il budget 2021-27 vedono fondi per circa 8 miliardi di euro) lo si vede già dai consuntivi dei progetti preparatori PA e EDIDP per investimenti a favore industria militare evidenziati da un recente Report di ENAAT (di cui fa parte anche Rete Italiana Pace e Disarmo).

In definitiva: c’è sicuramente un problema di militarizzazione dell’UE (nella pratica, nelle politiche, nei fondi) ma non è il recepimento della Direttiva 2019/2235 ad esserne l’elemento più rilevante o di maggiore preoccupazione.

 


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